Le lame degli utensili perdono col tempo il loro filo. Per renderle di nuovo taglienti, le affiliamo per mezzo dell’affilatrice, sia sul bordo, sia sul piano della mola, ma comunque tenendo il ferro contro la direzione del moto, per evitare la formazione di un bordo. La lama deve appoggiare con lo smusso intero sulla mola, perché altrimenti o si cambierebbe l’angolo di inclinazione del filo o lo smusso stesso risulterebbe curvo o sfaccettato. Nell’affilatura deve essere tenuto presente che il metallo, riscaldandosi, perde la tempera; perciò raffreddiamo la lama ogni tanto in un recipiente di acqua fredda. Il filo « fino » si rende alla lama facendola passare alcune volte sopra una pietra speciale abrasiva, leggermente inumidita con olio. Anche qui lo smusso deve appoggiare pienamente sulla pietra; il movimento viene fatto secondo cerchi eccentrici.
Beninteso, in molti casi basta solo l’affilatura sulla pietra; all’affilatrice si ricorre soltanto ogni tanto ed in particolare quando il filo risulta intaccato in seguito ad incauto uso dell’attrezzo.
Con la mola possono essere affilati anche bulini, punteruoli ed altre punte. Punte elicoidali, seghe e cesoie possono essere affilate soltanto da persone molto pratiche.
L’affilatrice può servire anche come smerigliatrice, per la lavorazione di pezzi grossi ed in particolare di quelli di acciaio temperato, che la lima non scalfirebbe. E invece sconsigliabile usarla per metalli dolci (rame, alluminio, ottone, zinco) anche se crudi, perché i medesimi si riscaldano subito, si ricuociono ed impastano il disco di carborundum.